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“LE GIOVANNE” di Agustina Toia in tournée in Italia, spettacolo da non perdere 

“LE GIOVANNE” di Agustina Toia “LE GIOVANNE” di Agustina Toia

“LE GIOVANNE” di Agustina Toia in tournée in Italia, spettacolo da non perdere 

Un profondo omaggio al universo femminile ispirata alle vite di Giovanna Manso, Giovanna la pazza, Giovanna D'Arco, Juana Azurduy, La Papessa Giovanna, Giovanna Marturano, Giovanna de Ibarboreau e Sor Giovanna Inés de la Cruz.

Donne che combatterono per i loro ideali, vissero il carcere e il convento, andarono in guerra, liberarono i loro popoli e le loro anime, scrissero cose belle, le seppellirono sotto un altro nome, seguirono il loro istinto, morirono in assoluta povertà ma rimasero impresse sulle banconote dei loro paesi, amavano follemente, si fingevano uomini per sfuggire al loro destino, subirono violenze domestiche, dipendenze e abusi di potere, vennero perseguitate e condannate. Nel sangue si sente un urlo, qui, un'eco. 

Questo spettacolo é stato dichiarato dʼinteresse culturale in Argentina.
Ha il sostegno dell'INT (Istituto Nazionale del Teatro Argentino) e del FNA (Fondo Nazionale per le Arti in Argentina).
Ha ricevuto il premio IMPULSAR CULTURA 2021
Selezionato al Festival FETI 2021 (Buenos Aires)
Selezionato al MET 2022 (Scena Teatrale di Madryn)
Selezione u iciale Fringe Milano Festival 2022
Selezione u iciale Catania Fringe Festival 2022
Selezione u iciale Festival Teatro della provincia di Santa Fe 2022 (Argentina) 
Nominato ai premi ATI di New York miglior spettacolo unipersonale, migliore regia e migliore interpretazione.
Selezione Festival dello spettatore 2024 (Arezzo, Italia) 
Selezionato Festival “Italiani d’Argentina” 2024 (Aquila, Italia)  

SCHEDA ARTISTICA
Testo e interpretazione Agustina Toia
Regia e messa in scena Severo Callaci
Costumi Laura Perales – Kitty di Bartolo – Rosa Arena
Scenografia e oggetti Lucas Comparetto
Costruzione maschera Cristian Medrano
Fotografia Pane Marucco – Alejandra Boccardo
Arte grafica Adriano di Mauro
Voce fuoricampo Neli Ramello / Bernadette Lucarini Suono Ernesto Figge
Musica Sol Gabetta
Produzione generale
Toia&Callaci 

Genere
Eresia cosmica

Durata
60 minuti

Lingua dello spettacolo
spagnolo / italiano.

SULLA COMPAGNIA

La compagnia Toia&Callaci nasce a Rosario (Argentina). Con i registi e attori Agustina Toia e Severo Callaci. Lavorano sulla creazione e produzione dei loro spettacoli proponendo la propria ricerca teatrale attraverso il teatro fisico, poetico, politico e popolare.

Hanno partecipato a numerosi Festival Internazionali ricevuto premi, tenuto workshop e realizzato tournée

e lavori scenici e in più di 15 paesi.

Italia, Svizzera, Germania, Belgio, Messico, Guatemala,

El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, USA, Cile. Attualmente sono in tournée con gli spettacoli

"LʼAngelo della Valigia", una commedia poetica e fantastica e "Le Giovanne, una eresia cosmica”.

E presentano in diversi Festival un documentario "Il Signore degli Alberi".

Ecco tutte le date in cui lo spettacolo è stato rappresentato e quelle a venire

SETTEMBRE

Venerdì 20 settembre ore 21 – “Festival Italiani D’Argentina” – AQUILA

 Domenica 22 settembre ore 21 – Teatro G. Cordova – PESCARA

 Venerdì 27  settembre ore 21.15 – “Festival dello Spettatore” – AREZZO

 Sabato 28  settembre ore 21 – Teatro Terra di Nessuno – ANCONA

 OTTOBRE

 Sabato 5 ore 20.30 – Teatro Fabbrica Esperienza – MILANO

 Venerdì 11 ore 20.30 – Teatro Bertolt Brecht – FORMIA

 Sabato 12  ore 21 –Teatro OperaPrima – LATINA

Domenica 20 ottobre 17.45 - Teatro Comunale D'Adrea - PRATOLA PELIGNA

 Venerdi 25 ore 20.30 – Teatro Magam – TORRE ANNUNZIATA

 Sabato 26 ore 21 – Napoli COFFEE BRECHT - NAPOLI

Domenica 27 ore 19 – Fazio Open Theater – CAPUA

 NOVEMBRE

 Sabato 2 nov ore 20:45 – Teatro Comunale di Novoli – NOVOLI (Lecce)

Per comprendere a fondo il valore di questo spettacolo, proponiamo una intervista rilasciata dall’autrice-interprete Agustina Tobia. 

Come nasce lo spettacolo?
Questo lavoro nasce da un profondo desiderio di affrontare l’universo femminile. Le vite di queste “Giovanne” mi rappresentano personalmente in molti aspetti ed è in questo riconoscermi che le invoco, le penso, le scrivo. Le loro vite come punto di partenza verso il mio mondo più intimo.
Il fatto che “Le Giovanne” portino lo stesso nome e curiosamente siano state vittime delle stesse accuse oltre a essere precorritrici delle stesse idee su entrambe le sponde dell’oceano, è stato  un importante spunto per me che tornavo in Argentina dopo aver vissuto sette anni in Europa.
Era una opportunità di riconciliazione tra le mie due patrie: quattro Giovanne latinoamericane e quattro Giovanne europee. Un nome comune per cancellare i confini e cercare l’unità.
Le Giovanne è un monologo che scrivo dal 2015. In tutti questi anni ho fatto molte ricerche, ho letto le loro poesie, i loro trattati, le loro biografie, sono andata fisicamente nei luoghi dove sono state rinchiuse o bruciate, sono stata nei musei che ne conservano i misteri e le reliquie, o nelle piazze dove si sono manifestate, nei territori che hanno difeso, nelle loro case…

Cosa accomuna le “Giovanne” di cui racconti?
Ognuna di loro ha lottato per difendere i propri ideali, ciascuna con la sua arma: la penna, la spada, la parola, la militanza politica, la fede.
Lo spettacolo, attraverso un linguaggio fisico e poetico, sottolinea le situazioni e gli universi che le uniscono: la politica, la giustizia, la follia, l’aborto, il travestimento, la maternità, il desiderio, la lotta, il femminismo, la patria, le contraddizioni della storia, la poesia, la libertà, dà loro un’opportunità per dire ciò che non hanno potuto dire.
Tutte le Giovanne si ribellarono ai loro tempi: subirono processi e condanne, furono le prime donne a scrivere, vissero in prigione e in convento, andarono in guerra, liberarono i loro paesi e le loro anime, soffrirono follemente per amore, credettero nei loro istinti e andarono avanti seguendo i loro sogni, furono assassinate dall’Inquisizione, finirono in assoluta povertà ma vennero anche stampate sulle banconote dei loro paesi. Alcune sono state sepolte sotto altro nome, altre hanno dovuto nascondere la loro identità dietro uno pseudonimo o l’apparenza di un uomo per sfuggire al loro destino; molte di loro subirono violenze domestiche, dipendenze e soprusi, altre sono state censurate e dimenticate dalla storia, ma le loro tracce sono rimaste impresse nella storia non ufficiale, avvolte da una grandissima aura mitica.
Tutte le Giovanne sono scomparse, eppure c’è ancora molto da dire e questo lavoro cerca di recuperare la forza di quel grido che non hanno potuto pronunciare.

Quale Giovanna ti è più cara? 
La Papessa, lei é la mia preferita, mi diverto molto a farla.
Lei, come personaggio, è nata dalla follia, dall’indignazione e dalle contraddizioni della storia.
Esce dalla tomba 1200 anni dopo la sua morte incazzata nera perché hanno nascosto la sua vera identità una volta scoperto che si trattava di una donna e non di un uomo. Giovanni VIII dice la tomba, non Giovanna.
Ricoperta di polvere vaga per il cimitero in cerca di ricordi.
Da quando ho conosciuto la sua storia mi sono appassionata.
Sono andata fino in Vaticano a cercare la sua vera realtà. Oggi la troviamo sulla carta dei Tarocchi  e rapresenta la sagezza feminile, la volontà, l’universo materale e spirituale.

Quale è stata più difficile da raccontare?
Giovanna D’Arco. Quando abbiamo cominciato a usare il corpo nelle prove, lei da sola prendeva metà dello spettacolo.
La sua vita è stata tanto breve, ma così ricca che non riuscivamo a sintetizzare: la sua infanzia in campagna, la guerra, il processo di condanna, il rogo. Anche perché aveva tanto a che vedere con la mia vita personale. Anche io sono cresciuta in un piccolo paese di campagna, con tanti maschi intorno e sentivo fin da piccola, quella voce interna che mi guidava, quella voce che l’ha perseguitata fino alla morte, la sua volontà, la sua convinzione, e coraggio.
All’inizio pensavamo di raccontarla al tempo della sua infanzia, ma poi, per poter racontare anche il passato, abbiamo dovuto scegliere un altro momento della sua vita. Dal punto di vista della recitazione è stata una sfida molto grande, perché la sua scena è fatta di quattro scene diverse, e c’è anche la costruzione di un personagio maschile: il carnefice che la manda al rogo.
Lei anche ha visuto  tanto le contraddizioni della storia: bruciata dalla Santa Inquisizione, è diventata la Santa Patrona di Francia.

Come hai “cucito” insieme una drammaturgia per parlare di donne che vengono da tempi e da ambienti differenti? 
Lo spettacolo è un viaggio nella storia. In tutti i tempi vediamo che la condizione della donna è stata sempre un po’ ignorata.
Dal punto di vista della drammaturgia abbiamo elaborato questo concetto anche con i costumi, la scenografia e gli oggetti.
In scena c’è un vestito bianco gigante che tutte le Giovanne indossano, ma che ognuna trasforma per la propria scena in pantaloni, manto papale, camicia da notte, abito da suora… Il vestito si trasforma anche in culla, bandiera, tovaglia, striscione, cavallo, camicia di forza…
Anche la scenografia è in continua trasformazione come un quadro dipinto dal vivo, così come gli oggetti che ogni Giovanna usa in modo diverso, rafforzando questa idea di unità ma acquisendo, di volta in volta, un nuovo significato. Tutta questa drammaturgia aiuta a tessere, unire. Così una padella è confessionale in una scena, specchio in un’altra e rogo dove si brucia la Giovanna in un’altra ancora.
In questo modo ognuna lascia la scena pronta per l’altra e, mentre si sviluppano le scene, il pubblico vede, infine, una donnache sta sistemando le cose nella sua casa, o che stende i panni sul terrazzo .

È stato difficile interpretare donne così diverse?
Un po’ sì. Sopratutto all’inizio é stato difficile differenziare questi otto corpi, queste otto voci, queste otto energie. Le Giovanne, inoltre, sono viste in diversi momenti della vita. C’è chi parla dalla giovinezza, chi dalla vecchiaia, chi dalla morte.
Noi facciamo un teatro fisico dove il corpo e la voce sono i veri protagonisti della costruzione drammaturgica. Le loro vite sono state un punto di partenza ma dentro ci sono anche io come persona. Con i miei ricordi, con le mie paure, con la mia storia e questo aiuta un po’ a vivere in scena queste donne a pronunciare le loro parole.
Ma poi é anche importante lasciare che ogni una sia libera, che il mio corpo sia solo un canale per poter lasciare a loro essere.

Quasi tutte queste donne hanno sovvertito il pensiero comune, ognuna con la sua caratteristica o il suo talento. Secondo te sono riuscite a cambiare qualcosa anche nella condizione della donna?
Le Giovanne hanno iniziato questo cammino d’uguaglianza, libertà e emancipazione da moltissimo tempo. Ognuna di loro ha vissuto in un momento diverso della storia, ma gli obiettivi della loro lotta sono sempre gli stessi. La rivendicazione della parità di genere che oggi viviamo ha una lunga storia e le Giovanne sono state un po’ le precorritrici. Suor Juana Inés de la Cruz nel 1600 é stata una delle prime femministe. Juana Manso, la Giovanna argentina,  ha scritto nel 1854 il primo trattato sulla emancipazione della donna, Giovanna Marturano ha lottato instancabilmente durante la resistenza italiana anche per i diritti della donna.

Come ti trovi in questa tournée italiana?
Molto bene. L’Italia é la mia seconda casa. Anche se a volte dubito che sia la prima. I miei antenati erano italiani che emigrarono in Argentina dopo l’unificazione italiana. Qui ho un grande pezzo della mia vita. Amici, fratelli del cuore, luoghi. Ho visuto qui anche nel periodo della mia formazione, perciò anche dal punto di vista professionale è molto importante: proprio qui ho studiato dal 2007 fino al 2014 insieme ai grandi maestri delle avanguardie teatrali del xx seccolo. È qui che ho capito e sperimentato questo modo di fare il mio mestiere attraverso diverse lingue e universi.
Poi in questi mesi in Italia sono sucesse cose molto belle con Le Giovanne.
La gente ci scrive per ringraziarci, per chiedere i pezzi di testo, per condividere pensieri. E questa è per noi la vera gioia. Perché crediamo in un teatro che ci rappresenti, invitandoci ad emozionarci, a superare i pregiudizi. Riuscire a trascendere con uno sguardo aperto e profondo, proponendo un territorio senza patria, dove tutti possiamo identificarci.
Il nostro è un teatro fisico, poetico, politico e popolare. Sempre con un piede nella realtà per poter elaborare la vita. Con ogni spettacolo cerchiamo di guarire un pezzo di noi stessi, e quando questo succede, anche un pezzo di mondo guarisce con noi.
Questo spettacolo è un’occasione per ripensare alle donne e ai posti che hanno occupato nella società nel corso della storia; un omaggio alla loro condizione, alla loro perseveranza e al loro coraggio.

Ultima modifica il Venerdì, 25 Ottobre 2024 22:50
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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