Dalla terra di latte e miele
Gli echi della seconda intifada palestinese risuonavano ancora nella "terra di latte e miele", quando Manuela Dviri Vitali Norsa accettò di collaborare alla scrittura di un testo teatrale per Ottavia Piccolo, con la drammaturgia (e in seguito, la regia) di Silvano Piccardi. Lo spettacolo che nacque da quello sforzo creativo, si chiamò, appunto, Terra di latte e miele. Al comando del governo israeliano era allora Ariel Sharon e la tensione in tutta la zona era altissima. Insediamenti colonici nei "territori", attentati palestinesi, rappresaglie di tsahal (l'esercito israeliano) - tutto in un susseguirsi di episodi sempre più drammatici, disumananti per l'una e l'altra "parte" in conflitto. «Ma noi non volevamo raccontare la "grande" politica; volevamo capire come viveva e cosa sentiva chi abitava, lavorava, amava e soffriva in un simile contesto di violenza. Manuela Dviri ci raccontò la sua storia di donna che nel 68 aveva lasciato Padova per andarsi a sposare in Israele; ci raccontò di come divenne madre di tre figli (una femmina e due maschi), e di come uno dei due finì ammazzato, da soldato, in Libano...» E il dramma teatrale, si snodava appunto, attorno alle vicende di una donna di Gerusalemme, che di una simile esperienza umana era protagonista. Una donna lacerata da dubbi, lutti, traumi e speranze. E con due amiche palestinesi: una musulmana e una cattolica, con cui non riuscirà a mantenere un legame. In particolare con Maria, la cattolica - forse uccisa, forse dispersa durante un'incursione militare... Dalla terra di latte e miele vuole riprendere oggi il filo di quella tragedia, affrontandone i successivi sviluppi, con particolare riferimento al "manifesto dei giovani di Gaza per il cambiamento": un terribile urlo di rivolta contro la guerra continua, contro la follia di una vita vissuta dentro la logica degli schieramenti, delle contrapposizioni insanabili, dell'accettazione dell'annullamento di ogni forma di dignità umana.
|