DIEU CREA L'HOMME A NOTRE IMAGE ET A NOTRE RESSEMBLANCE di Fernando Giovannini
Dramma dell'intolleranza può definirsi questo lavoro. I genitori assumono veste demiurgica negativa, nella presunzione di plasmare la loro unica figlia, l'essere a cui si è data la vita, educata giorno dopo giorno secondo la propria identità; dando consigli, cercando di imporre le proprie scelte, pretendendo da lei tutto il loro possibile che non è divenuto realtà. I genitori diventano allegoria di questo atto di superbia e di violenza verso la figlia: dell'uomo verso il prossimo. Il dramma si sviluppa in una famiglia borghese, dove il padre svolge attività industriale mentre la madre si occupa di una agenzia di viaggi. La volontà di entrambi i genitori di imporre le loro scelte di vita alla figlia è evidente nel primo atto, sicuri della giustezza delle loro idee. E quando la figlia soffocata nella propria personalità che si sta formando, frastornata dalle continue pressioni psicologiche dei genitori, arriverà alla droga come atto estremo di ribellione e di richiesta di aiuto, i genitori non riusciranno a comprendere questo gesto, irrazionale per loro, che sottolinea il fallimento dei loro sforzi, di plasmare quell'essere autonomo in qualcosa di identitico a loro: rifiutano la realtà. La delusione di non essere riusciti a dare la loro impronta alla figlia secondo le proprie aspettative li spinge ad isolarla ancora di più, insieme alla vergogna di avere una figlia drogata. Vi è in loro l'incapacità di accettare la diversità della figlia. La loro intolleranza emarginerà ancor di più la ragazza che non avrà la forza di uscire dalla droga, arriverà ad ammalarsi di Aids, per poi morire. Solo a quel punto, resi sensibili dalle sofferenze dei lunghi anni della malattia della figlia, i genitori si accorgeranno del loro peccato di presunzione, della follia divinatoria di aver preteso che la figlia fosse identica a loro.
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