Francesca Brignoli e Nuccio Lodato MARILYN MONROE Le Mani, Genova, Euro 18.00, pp. 302 (CINEMA - Alberto Pesce)
Non importa che per Marilyn Monroe ogni sentiero critico sembri essere stato esplorato, e ogni interpretazione avallata su stereotipia di attrice dall'infanzia triste, apparenza sognante di oca giuliva, intelligenza curiosamente disponibile per un gioco erotismo-cinema. Sullo "specifico Monroe" propone ancora variabilità di percorsi l'enciclopedico saggio di Francesca Brignoli e Nuccio Lodato. Film dopo film, a successivi gradienti, è messo a fuoco il progressivo assorbimento che Marilyn fa dei personaggi entro le propria dimensione e mitologia, ma ne è analitico codicillo dopo la premessa di uno spettroscopico ventaglio di percorsi intorno al corpo-macchina di Marilyn. Anzitutto, una minuziosa arcatura biografica in cui anche al di là della scomparsa di Marilyn (5 agosto 1962), anno dopo anno sono coinvolti a drammaturgico riflesso di "inganni", ma anche "disinganni" umani contesti di incontri, contatti, affetti, aborti, amicizie, magisteri, provini. Poi, rapporti col femminile, da "madri temporanee" a donne più anziane "paternamente materne" come le "drama coach" Natasha Lytess e Paula Strasberg, e "nel vuoto genitoriale" con un maschile "maternamente paterno", fossero, sia pure in sentimentalprecarietà, Milton Greene o Arthur Miller, e sul piano didattico, "l'immaginazione creativa" di Michael Cechov o la "memoria affettiva" di Lee Strasberg, Quindi, magari senza rinunciare al mito di Eleonora Duse, rese schermiche sotto ben differenziate lezioni registiche di Howard Hawsks e BillyWilder, sino all'avventura produttiva di Il principe e la ballerina (1957). E ancora, tra le mitologie, "corpo come luogo della mitopoiesi", sesso come "desiderio luminoso, vitale e giocoso", ruoli di "tramp", per dirla con Mailer, mix di "fascino, tenerezza, divertimento, sessualità, e sottile dolore".
Alberto Pesce
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