di Gioachino Rossini, libretto di Giuseppe Foppa
Direttore Christophe Rousset
Regia Damiano Michieletto
Scene e costumi Paolo Fantin, Luci Alessandro Carletti
Con Jaeyoon Jung, Ludmilla Bauerfeldt, Valeria Tornatore, Maxim Mironov, Mikheil Kiria, Paolo Bordogna
Progetto Accademia
In collaborazione con Accademia Teatro alla Scala
Nuova produzione
Produzione del Rossini Opera Festival di Pesaro
Teatro alla Scala, Milano, dal 20 al 30 settembre 2013
Affidata all'interpretazione dei ragazzi dell'Accademia Teatro alla Scala ed alla direzione di Christophe Rousset, La scala di seta è una delle cinque farse comiche in un atto composte dal giovane Rossini appena ventenne che, tra il 1810 ed il 1813, sforna anche La cambiale di matrimonio, Il signor Bruschino, L'inganno felice e L'occasione fa il ladro. Commedia di equivoci dal ritmo incalzante, La scala di seta fa del matrimonio clandestino il pretesto per un succedersi di malintesi, situazioni, accadimenti in cui i personaggi si nascondono, si spiano e si intralciano a vicenda. È il turbinio di uomini che gravita intorno alla bella Giulia a creare complicazioni: un marito geloso, sposato di nascosto, un aspirante consorte, ignaro che l'oggetto del desiderio è già coniugato, un maggiordomo pasticcione e impiccione che si adopera per dirigere il traffico con risultati opinabili, un tutore che definire poco accorto è un eufemismo e che vorrebbe combinare il matrimonio. A latere una cugina, Lucilla, che aspirerebbe a sua volta ad accasarsi e, dopo molti intoppi, ce la fa, riuscendo per giunta ad agguantare l'uomo giusto.
È la regia di Damiano Michieletto a valorizzare questo divertissment. Già regista del verdiano Un ballo in maschera, proposto sul palco scaligero nel mese di luglio di quest'anno, Michieletto dà un taglio postmoderno anche all'opera rossiniana, collocandone l'azione ai tempi nostri in un bilocalino arredato con cura e provvisto di cucina accessoriata, camera da letto e bagno. Qui i personaggi si incontrano, si scontrano, si nascondono, si rivelano, si vestono, si svestono, cucinano, mangiano, bevono, favoriti nel loro frenetico andarivieni da un'ambientazione e da una soluzione registica che sottolineano al massimo i risvolti buffi della vicenda. La storia, infatti, è di per sé povera e tutto si svolge in un tempo e luogo delimitati, ma è certo merito del regista conferire ai personaggi ed a quel loro sconclusionato muoversi avanti e indietro nel bilocale, mettere pentole sul fuoco, lustrare pavimenti, maneggiare aragoste, pentole e coperchi un dinamismo ed una comicità che non può non strappare un sorriso, se non addirittura una risatella, nel pieno rispetto dell'ideologia rossiniana.
Da encomiare, inoltre, l'apporto di Christophe Rousset, che arriva a Rossini dal suo percorso di esperto del Barocco. Oltre che direttore, eccellente clavicembalista, studioso ed interprete in particolare della musica barocca su strumenti d'epoca, il cinquantaduenne di Avignone, ha diretto la farsa rossiniana forte della sua esperienza, rivelandosi il trait d'union ideale tra il compositore di Pesaro e la tradizione precedente, in particolare Cimarosa, al cui Matrimonio segreto del 1792 La scala di seta è senz'altro debitrice, quanto meno sul piano del contenuto.
Myriam Mantegazza