di Brian Nelson
progetto e regia di Corrado d'Elia
assistente alla regia Luca Ligato
con Desirée Giorgetti, Daniele Ornatelli
Produzione Compagnia Teatri Possibili
Teatro Libero, Milano dal 28 giugno al 17 luglio 2010
«Hard Candy», tratto da una storia vera il dramma vietato ai minori scritto e diretto da Corrado d'Elia
Daniele Ornatelli e Désirée Giorgetti in «Hard Candy» Daniele Ornatelli e Désirée Giorgetti in «Hard Candy» Lei (apparentemente) candida quattordicenne in felpa con cappuccio rosso, lui fascinoso fotografo di moda poco più che trentenne. Si conoscono in chat, decidono d'incontrarsi. Ma siamo sicuri che Cappuccetto rosso sia buona e il lupo cattivo? L'inquietante interrogativo è alla base di «Hard Candy», già film su sceneggiatura di Brian Nelson, che Corrado d'Elia ha in parte riscritto e trasposto per il suo Teatro Libero, dopo il recente debutto al Teatro Festival Arlecchino d'oro di Mantova. «Ho scelto questo testo—dice d'Elia, anche regista — non solo per il tema terribile della pedofilia. Il problema è la verità: qual è? Dov'è? Se qualcuno ti accusa di pedofilia, sei pedofilo a vita, anche se non è vero. Senza prendere il punto di vista del mostro, mi interessava indagare le due facce possibili di questa storia».
Nella vicenda, tratta da un fatto realmente accaduto negli Stati Uniti, ben presto i ruoli di vittima e carnefice si invertono in un gioco pericoloso, dove fino all'ultimo non si capisce se la giovane Hayley è una pazza vendicativa o se Jeff è un pedofilo. Un thriller drammatico, una tortura fisica e psicologica devastante (lo spettacolo è vietato ai minori di 14 anni), fino al coup-de-théâtre conclusivo. «Lo spaesamento generato dalle molte possibili facce della verità è molto attuale — conclude d'Elia — e così viene veicolato dai media. La verità non è mai una sola e questo mi ha sempre affascinato, anche in lavori passati».
In scena Désirée Giorgetti, figlia d'arte (suo padre è lo storico direttore di Sipario), e Daniele Ornatelli. L'orco e la ragazzina, o forse il contrario, protagonisti di un gioco perverso quanto estremo tra cubi di plexiglass pieni di caramelle colorate, quelle che non si dovrebbero mai accettare da uno sconosciuto, mentre un carillon ossessivo, che rimanda all'infanzia, ma anche alla paura, alla perversione e alla follia, scandisce i serrati ritmi cinematografici di una storia di ordinaria follia. «Hardy Candy».
Claudia Cannella