di Olga Garavelli e Paolo Modugno
con Michetta Farinelli, Antonio Angrisano
canta Daniela Barra
al pianoforte Daniele Adornetto
regia di Paolo Modugno
Teatro dell’Orologio di Roma (Sala Gassman), fino al 4 maggio 2008
La sala è piccola, molto intima, circondata da tavolini. Un bicchiere di champagne, le note di un pianoforte, tre attori, un fascio di luce sul volto, la musica di Gorni Kramer. L’incantesimo è fatto. La fascinazione del teatro si nutre di semplicità, un apparente gioco infantile che nasconde tutta la complessità del significato dell’evento scenico.
Olga Garavelli e Paolo Modugno hanno pensato uno spettacolo-concerto di rara raffinatezza, a tratti slegato, sempre incalzante, un florilegio di canzoni e immagini che si sovrappongono unite dal filo narrativo dei ricordi. Come scatti di una foto d’epoca ricca di personaggi mai dimenticati, attori, registi, protagonisti di un’Italia lontana della quale si sente la mancanza. Pietro Garinei, Sandro Giovannini, Delia Scala, Renato Rascel, Wanda Osiris, Alberto Sordi, la televisione de Il Musichiere, Canzonissima, Studio Uno. Ma il protagonista di “Merci beaucoup, thank you, grazie tante Gorni Kramer” è sempre lui, il compositore di tante celebri melodie, maestro della fisarmonica e pioniere del jazz nel nostro Paese quando il fascismo vietava questo genere musicale e l’autore di “Domenica è sempre domenica” comunque riusciva a suonare, dirigere e scrivere canzoni.
In scena Michetta Farinelli, Antonio Angrisano e Daniela Barra si trasformano, senza precisa identità, in uno, nessuno, centomila volti del varietà e della rivista negli anni della seconda guerra mondiale. Quindi raccontano la collaborazione intensa di Kramer, nel dopoguerra, con Garinei e Giovannini, gli spettacoli-cult del teatro leggero italiano come “Gran Baraonda”, del 1952, con Wanda Osiris e Alberto Sordi (grande successo delle canzoni Chérie e Un bacio a mezzanotte), le commedie musicali con Rascel. Tutti e tre voce narrante ma anche anima e corpo di un cabaret proibito tra improvvisati boogie woogie, numeri di palcoscenico animati da due luci e un boa colorato intorno al collo, melodie e dettagli biografici di un artista che ha sempre avuto «una gran voglia di fare: suonare, giocare, entrare in un locale e uscirne all’alba», consapevole della solitudine umana («dove corriamo senza una ragione?», scriverà, «Siamo dei disperati»).
Agli spettatori arriva prima di tutto la musica, le mille canzoni orecchiate negli anni, da Concertino, Soldi, Soldi, Soldi, La notte è piccola per noi, la voce splendida di Daniela Barra, le suggestioni visive ed emotive di un’atmosfera del “tempo che fu”. L’humus di un’epoca, la leggerezza e la poesia di una televisione diversa, “pulita”, sana, senza le volgarità oggi censurate dai continui “bip”, quando si lavorava con febbrile impegno, magari per un mese, ad una sola ora di diretta. I volti di un’Italia più simpatica e scanzonata, di una tv “sperimentale” nella migliore accezione del termine.
Si sente che il regista, Paolo Modugno, ha amato quell’epoca, che forse la rimpiange, ma che di certo ne serba un ricordo prezioso, trasmettendone allo spettatore oggi tutta la malia. E, anche grazie a questo suo amore, riesce ad evocare con pochissimi elementi scenici tutta la ricchezza di una stagione teatrale e musicale italiana di straordinaria vitalità. Complici i tre protagonisti, vivaci, poliedrici e di intensa carica umana, a stretto contatto con il pubblico, a volte seduti in mezzo alla gente, più spesso occhi negli occhi con gli spettatori chiamati a restituire sorrisi e strette di mano.
Al pianoforte si fa apprezzare il maestro Daniele Adornetto.
Flavia Bruni