di Tobia Rossi
con Daniele Pitari
regia, scene e luci Manuel Renga
produzione Compagnia Chronos3
Progetto di spettacolo nato durante una residenza presso gli spazi di Residenza Idra Brescia, nel gennaio 2014.
Milano, Piccolo Teatro Grassi 26 settembre 2014
Il ritratto di una gioventù lacerata e persa, nel fiore degli anni
Una vita descritta in brevi squarci, ad intervalli di dieci minuti, nel contesto di una psicoterapia di gruppo sulla dipendenza sessuale. Dario è un ragazzo simile a molti suoi coetanei; tuttavia è anche il narratore di un diario metropolitano. Resoconto scandito, in un ritmo ossessivo fra: parole, canzoni, immagini e stralci di testimonianze... Un caos che riflette la coscienza e la mente confusa del nostro Holden alla scoperta del mondo.
Il nuovo romanzo di formazione
Il mondo cambia, e con esso modalità e tempi di narrazione del nuovo romanzo di formazione. La cultura in stile "take away" ha preso il soppravvento stabilendo nuovi parametri d'infelicità. Nei resoconti di Dario sulle scorribande selvagge a base di sesso coatto, si percepisce lo spettro di una fame di contatto umano, costantemente disattesa quanto inestinguibile. Il miraggio di un amore, a portata di mano, e per questo ancora più terribile nel momento della sua frantumazione.
Oltre i cliché
"La mia massa muscolare magra", per ironia e linearità, può essere considerato l'ideale proseguo della pièce "portami in un posto carino". La vita nella metropoli, tanto sognata, il mito di una vita sessuale varia e ricca, tutto si è ridimensionata ai valori della realtà. Resta un'infanzia infelice da riscattare: l'obesità e l'ossessione di un corpo da cambiare per cancellare le tracce di un "sé bambino" troppo "disgustoso e imbarazzante" da ricordare.
Scritto e diretto dal duo artistico Tobia Rossi e Manuel Renga, il monologo delinea nuovi scenari di narrazione per una sessualità diversa, ma non per questo più felice da vivere.
Perfetta interazione fra monologhi ed intermezzi strutturati (fulminee immagini e collage di battute) riflette il caos di parole e flash visivi che affolla la mente di questo infelice Holden. Un apprezzamento sincero a Daniele Pitari, la sua interpretazione estremamente misurata ne fa il portavoce ideale. Lo stile colloquiale esalta il tono di smitizzazione della seduta. I lapsus e i tormentoni, che scandiscono i resoconti, di questo "diario disperato", suonano ancora più imbarazzati e spogli nella semplicità della narrazione. Scenografia essenziale con riferimenti alla cultura pop anni ottanta.
Francesca Bastoni