di Abraham B. Yehoshua
regia: Carmelo Rifici
scene e costumi: Margherita Baldoni
luci: Luca Bronzo
con Elisabetta Pozzi, Claudia Giannotti, Sergio Romano, Michele de' Marchi, Massimiliano Sbarsi, Mariangela Granelli, Noemi Condorelli
Parma, Teatro Due, 24 e 25 ottobre 2008
L'anima di un popolo, quello d'Israele analizzata attraverso le vicende di una famiglia alla vigilia della Guerra dei sei giorni, quando nel 1967 il Paese si trovò minacciato su tre fronti da 250.000 soldati, 2.000 carri armati e 700 aerei. Ancora una volta per Abraham Yehoshua, nell' intenso, lucido Una notte di maggio, il drammatico destino del suo Paese dal 1948, data della sua fondazione, in guerra per non essere cancellato, vive nel tema della famiglia, qui nell' implacabile sottile scavo nei sentimenti di Tirza da due mesi madre, di suo marito, psichiatra, del suo ex marito, fatuo intellettuale, del fragile fratello, della madre con disturbi psichici che si ritrovano in casa di Tirza in una incalzante «ronde» in una notte d' angoscia. La guerra per i protagonisti impossibilitati a vivere una vita «normale», annientati da una vischiosa sensazione di stanchezza che conduce allo smarrimento, al non riuscire a vedere un futuro, diventa il grimaldello per entrare senza pietà nelle proprie crisi esistenziali. Il regista Carmelo Rifici dà alla vicenda un clima di bella tensione. In uno spazio rettangolare con ai due lati il pubblico, tra semplici arredi che mutano di posto a visualizzare un senso di precarietà, vive un' agghiacciante gioco al massacro. Straordinariamente brava e superbamente naturale è Elisabetta Pozzi che riesce a dare a Tirza non un senso di stanchezza rinunciataria, ma una calma antica e saggia che è tentativo di comprensione e di accettazione del prossimo, è semplicità e profondità. Bravissimi anche Claudia Giannotti una madre tra follia e lucidità e Sergio Romano, un fratello avviluppato in una ragnatela di nevrosi. Bene anche Michele de' Marchi, Massimiliano Sbarsi, Mariangela Granelli e Noemi Condorelli. Un testo che supera le analisi semplicistiche e grezzamente ideologiche espresse dal regista nella presentazione dello spettacolo.
Magda Poli