Balletto in un prologo e tre atti.
Musica di Ludwig Minkus. Arrangiamenti di John Lanchbery.
Coreografia e messa in scena di Rudolf Nureyev da Marius Petipa
Scene di Alexandre Beliaev
Costumi di Elena Rivkina
Luci di Philippe Albaric.
Con: Valentine Colasante, Léonore Baulac, Hannah O’Neill, Sae Eun Park, Héloïse Bourdon, Silvia Saint Martin, Roxane Stojanov, Hohyun Kang, le étoiles, le prime ballerine, i primi ballerini e il Corpo di Ballo dell’Opéra national de Paris.
Orchestra dell’Opéra national de Paris. Direttore: Gavriel Heine.
PARIGI, Opéra national de Paris, Opéra Bastille, dal 21 marzo al 24 aprile 2024
Il Don Quichotte di Rudy: une pièce de théâtre all’Opéra Bastille Ventiquattro rappresentazioni, un mese di programmazione, nove cast in alternanza, una registrazione audiovisiva e sette maître répétiteur invitati per la ripresa coreografica sono solo alcuni dei numeri che segnano il ritorno in scena, all’Opéra Bastille, di uno dei titoli di riferimento del repertorio Nureyev: il Don Quichotte firmato dal tartaro volante qui a Parigi nel 1981. Une pièce de théâtre fastosa che coinvolge circa duecento artisti e figuranti frequentemente riproposta con immutato successo. Dal 2002 offerta ai ballettomani d’oltralpe in una nuova produzione che reca i costumi di Elena Rivkina e le scene di Alexandre Beliaev, questa edizione del balletto mostra un interessantissimo mélange di estetiche e immagini che attraversano molteplici corsi storici. Una versione, questa, che com’è noto compendia alcuni dei tratti peculiari dell’esperienza coreografica dell’indimenticato Rudy con particolare riferimento alla complessità del linguaggio tersicoreo adottato. Una indubitabile difficoltà che è un’occasione imperdibile per tornare ad apprezzare il qualificato livello tecnico della compagnia parigina. Vito Lentini
In una delle ultime recite del mese di marzo siamo tornati a riconsiderare una delle punte di diamante della compagnia: Germain Louvet nei panni del barbiere Basilio. Tecnicamente impeccabile, abbiamo apprezzato equilibri, salti, dinamiche e tempra di prim’ordine, un’étoile che ha definitivamente abbandonato incertezze e tentennamenti e che in questo titolo appare molto abile nel donare un personaggio dai tratti meno convenzionali e di originalissima nuance. Sotto tale rispetto è decifrabile la partnership con Hannah O’Neill: una complicità delicata, mai esacerbata, funzionale e poco stereotipata. Kitri è qui risoluta e nitida nella tecnica, poche e di scarso rilievo le imprecisioni nella scena della visione di Don Quichotte. Pablo Legasa e Naïs Duboscq convincono nei panni di Espada e della Danseuse de rue, Léo de Busserolles è un irresistibile Gamache, Hohyun Kang è un’ottima Regina delle Driadi e Inès McIntosh un adorabile Cupido. Nell’atto conclusivo se non del tutto riuscita appare la variazione della première demoiselle d’honneur di Clémence Gross degno di menzione è, di converso, il corpo di ballo impegnato nel Fandango che consente di dimenticare l’eccesso di flemma dei matadors del primo atto.
Un florilegio di colori e un rythme tourbillonnant che non finirà mai, quello che contraddistingue questo iconico lavoro dell’indimenticato Rudy rinnovato nell’allestimento e che l’Opéra opportunamente seguita a proporre soventemente.
Un legame, quello di Nureyev con l’Opéra, che è lascito, eredità, stile, ricordo, impegno e dovere di tornare a riscoprire e indagare un linguaggio specifico divenuto estetica peculiare nella storia della danza. Sotto tale rispetto è da menzionare la mostra, curata con la BNF, Rudolf Noureev à l’Opéra che al Palais Garnier rende omaggio all’ex Direttore del Corpo di Ballo parigino in occasione del trentesimo anniversario della sua morte unitamente alla programmazione di tre delle sue più amate versioni: Lo Schiaccianoci lo scorso mese di dicembre, Don Quichotte tra marzo e aprile e Il lago dei cigni tra giugno e luglio che Sipario immancabilmente tornerà a seguire.