ideato da Alessandra Ferri
coreografie: Maurice Béjart, Mauro Bigonzetti, Ben Van Cauwenbergh, Antonio Gades, Savion Glover, Roland Petit, Jerome Robbins
con la partecipazione di Ater Balletto, Compagnia Antonio Gades
e Luigi Bonino, Adrian Galia, Savion Glover & Bare Soundz, Laurent Hilaire, Manuel Legris, Gil Roman, Damian Woetzel, Alexander Zaitsev
Festival dei 2 Mondi
Spoleto, Teatro Romano, dal 4 al luglio 2008
Successo per lo spettacolo dedicato da Alessandra Ferri al balletto maschile. Un mosaico di coreografie da Bigonzetti a Béjart e Petit interpretato da diversi artisti
La sera è dolce e profumata qui al Teatro Romano dove la danza sembra ritornata a vivere con la stessa felicità di quando, memorabili e ormai lontanissime estati, essa aveva vissuto momenti gloriosi. In questa splendida cornice e in questa Spoleto, che per oltre mezzo secolo fu «sua», Giancarlo Menotti aveva fatto conoscere nomi che hanno fatto la storia del '900: Robbins, Béjart, Gades e tanti altri. Qui sono passate le grandi compagnie e le étoiles più preziose. Ma anche questa serata, programmata da un'altra grande star Alessandra Ferri, la danza vive di luce e di poesia. Un progetto curioso che allinea solo elementi maschili. Ed ecco il titolo: Men only - A mosaic of dance.
E la serata è davvero un mosaico di numeri; ma il pubblico gradisce con punte altissime di entusiasmo. Si parte con gli atletici danzatori dell'Aterballetto (Psappha di Bigonzetti) e si conclude con le ovazioni all'americano Savion Glover (re del musical di Broadway) che si produce in una cascata inesauribile di sfavillante tip-tap. Un brano ( The evidence danza- to con straordinaria energia che dà l'impressione dell'improvvisazione ed è invece meditatissimo.
Recano grazia e bellezza la bacchiana Suite of dances di Robbins interpretata dal morbido e sensibile Damian Woetzel e l'Adagietto béjartiano affidato al sempre seducente Gil Roman. Mette invece in luce la plasticità del corpo maschile la Suite flamenca eseguita dai forti danzatori della compagnia che porta il nome di Gades e il ventaglio offre ancora due numeri divertenti: Charlot di Petit, pezzo di bravura di Luigi Bonino, e il Brel eseguito dallo spiritosissimo Alexander Zaitev. Ma il brano «clou» è l'incantevole Le chant du compagnon errant, capolavoro di Béjart qui cesellato da due nomi ormai al tramonto (ma che splendido tramonto!) dell'Operá parigino: Laurent Hilaire e Manuel Legris. È un gioiello coreografico dove l'inventiva attinge i vertici del rigore stilistico e i più profondi abissi dell'espressività. Un giovane si immerge nella propria esistenza e si trova immediatamente davanti l'altro da sé, figura simbolo del destino, della coscienza, della morte ma anche del compagno, del confidente. Sulla musica di Mahler carica di pathos, i due si muovono in un contrappunto su toni ora lirici ora dolcemente nostalgici. E Hilaire e Legris sono gli interpreti perfetti magnifici.
Al pomeriggio c'eravamo già portati lassù a san Simone dove Luca Ronconi tiene le sue frequentatissime lezioni teatrali dedicate ai capolavori di Ibsen, da maestro ascoltatissimo per tanta capacità di sviscerare i tesori nascosti del grande norvegese.
Domenico Rigotti