coreografia di Annamaria Ajmone
con Annamaria Ajmone
ridotto del Teatro Grande, Brescia, 10 ottobre 2024
Perché dare conto di Senza titolo? Perché il piccolo cammeo, proposto da Annamaria Ajmone nel ridotto del teatro Grande di Brescia, è l’esempio di un’autorialità coreografica che procede per piccoli passi, frammenti creativi che cercano il loro respiro nei luoghi e nel rapporto con spazi ogni volta diversi. Niente di nuovo nella prospettiva del site specific. Forse è così, ma Ajmone mostra come sia possibile costruire una coreografia partendo da sé stessa, dai rumori del suo corpo, dal soffiare, dal canto, dal rumore delle scarpe sul pavimento, dallo strisciare del vestito che danno ritmo al corpo, al movimento. Di bianco vestita con calze rosse, una collana di perle marroni, capelli raccolti, trucco leggero e rossetto che disegna la bella bocca: Annamaria Ajmone sembra una sorta di educanda, si muove con circospezione, costruisce fra le architetture rococò del ridotto un racconto fisico che sa essere inquietante, pruriginoso, a tratti caratterizzato da un erotismo raggelato. Ajmone gioca col respiro e il suono dello spazio che riecheggia e avvolge non solo l’interprete ma anche gli spettatori, seduti su divanetti appoggiati alle pareti. Il grande spazio rettangolare e il pavimento alla veneziana esaltano il muoversi circospetto con tratti animaleschi, ma anche con momenti di divertito tip tap alla Fred Astaire. Ciò che propone Senza titolo è un esempio di coreografia che viene costruita sull’istante, che mostra il ritmo interno di un corpo che si fa attraversare dai suoni e dalle geometrie spaziali del luogo in cui si muove. Annamaria Ajmone è elegante, raffinata, intensa nel suo costruire l’azione, un’azione edificata su codici coreutici che la danzatrice ha fatto propri, che le appartengono e che gestisce nel qui e ora dell’atto scenico. Venticinque minuti o poco meno di performance, un’eleganza corporea che inquieta e non nasconde le parentele con il segno coreografico di Cristina Kristal Rizzo fanno di Senza titolo di Annamaria Ajmone un’azione tanto preziosa quanto sorprendentemente estemporanea. Nicola Arrigoni