Musica di Vincenzo Bellini
Opera seria in tre atti
Libretto di Carlo Pepoli
Dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface
Durata: 3h 20' circa: 90' I Atto - 30' Intervallo - 80' II e III Atto
DIRETTORE Roberto Abbado
REGIA Andrea De Rosa
MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani
SCENE Nicolas Bovey
COSTUMI Mariano Tufano
LUCI Pasquale Mari
PERSONAGGI E INTERPRETI
Elvira Valton Jessica Pratt
Lord Arturo Talbo John Osborn / Francesco Demuro 26, 28, 30
Sir Riccardo Forth Franco Vassallo
Sir Giorgio Valton Nicola Ulivieri
Lord Gualtiero Valton Roberto Lorenzi
Sir Bruno Roberton Rodrigo Ortiz*
Enrichetta di Francia Irene Savignano*
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Stagione 2021/2022
Roma – Teatro dell’Opera dal 19 al 30 Aprile 2022
“Stando ai fatti, I Puritani sono l’estremo, sublime esemplare del lirismo belcantistico; e s’intende, non più settecentesco alla lettera, perché depurato da qualunque compiacimento virtuosistico e soprattutto perché chiamato a reggere il filo d’un discorso continuo”. Così Fedele d’Amico, con la precisione e luminosità che lo hanno sempre contraddistinto.
Andrea De Rosa, nel suo allestimento per l’Opera di Roma, ha tenuto poco conto delle caratteristiche evocate dal grande critico. Operazione legittima ma che forse ha tradito lo spirito dell’opera di Bellini. Non a caso l’Elvira di Jessica Pratt è tutta virtuosismo e lavoro sì raffinato, ma di rifinitura. Straordinaria voce, timbro pulito e rotondo anche negli acuti, vibrato a tratti troppo stretto ma non tale da riuscire fastidioso e dissonante. E però era impossibile non notare un certo suo compiacimento nel mostrare le notevoli doti canore che le sono proprie, in ciò rendendo l’aspetto recitativo secondario e trascurabile. Difatti l’Elvira della Pratt è, interpretativamente, poco credibile, di non così grande impatto sul pubblico.
L’esatto opposto, invece, è l’Arturo di Francesco Demuro: tenore dalla voce luminosa ma non estranea a note più calde che attingono dal basso, così dando corporeità e completezza al tutto. Demuro, anche nei momenti di maggior impegno tecnico, non ha sottratto al canto passione e veridicità interpretative, come se fosse l’immedesimazione del ruolo a guidarlo piuttosto che il mestiere. Decisione dimostratasi più che mai saggia.
Concentrandosi, quasi esclusivamente, sulla follia della protagonista – interpretata come accecamento degli occhi e della mente – De Rosa ha operato una scelta che poco ha tenuto conto, registicamente, dell’aspetto storico presente nell’opera di Bellini: la guerra fra gli Stuart e i Puritani, raffigurata dal contrasto tra Arturo e Riccardo. Conseguenza di tale scelta è quella di realizzare una messinscena più intimista che corale, più concentrata sugli individui. E però la presenza del coro, fondamentale sia dal punto di vista della scrittura che per come si è realizzata sotto la direzione di Roberto Gabbiani, ha contribuito a stemperare questa chiusura eccessiva e fuori luogo sull’individuo. Voci possenti, chiare, ben armonizzate fra loro e che mai hanno sovrastato quelle degli interpreti principali, hanno reso al meglio lo spirito della storia col quale Bellini ha scritto la sua opera.
Spirito presente anche grazie alla magnifica direzione di Roberto Abbado, la cui virtù è consistita nel far emergere immediatamente, senza indugi, le caratteristiche di questa scrittura musicale belliniana già dalle note dell’ouverture. Famosa per essere opera di ampie proporzioni, I Puritani ha conosciuto in Abbado una sintesi interpretativa che ha saputo rendere al meglio quel filo d’un discorso continuo di cui parlava d’Amico, insieme agli elementi rossiniani presenti in partitura. Un lavoro di gran precisione, eccellente esempio di direzione d’orchestra.
Pierluigi Pietricola