martedì, 22 ottobre, 2024
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BIDIBIBODIBIBOO - regia e drammaturgia di Francesco Alberici

“Bidibibodibiboo", regia e drammaturgia di Francesco Alberici. Foto Francesco Capitani “Bidibibodibiboo", regia e drammaturgia di Francesco Alberici. Foto Francesco Capitani

regia e drammaturgia di Francesco Alberici,
con Francesco Alberici, Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi, Daniele Turconi
aiuto regia Ermelinda Nasuto
scene di Alessandro Ratti
luci di Daniele Passeri
tecnica Fabio Clemente, Eva Bruno
produzione SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione, in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Ente Autonomo Teatro Stabile di Bolzano
con il sostegno di La Corte Ospitale
al Teatro Sociale di Gualtieri (Reggio Emilia), 26 giugno 2024

www.Sipario.it, 18 luglio 2024

Un tavolo in formica, un lavello con sopra un accumulo di stoviglie sporche, un bicchiere, una sedia vuota: il classico interno di una cucina anni ‘50. Sul piano del tavolo è riverso il corpo esanime di un piccolo scoiattolo e, ai suoi piedi, una pistola. Questa è la scena che Maurizio Cattelan s’inventa e offre allo spettatore nell’opera Bidibibodibiboo, un evidente riferimento alla canzone della fata madrina di Cenerentola della Disney. Un misto di tenerezza e di angoscia attraversa lo spettatore che si chiede: perché? Cosa è successo?

Francesco Alberici ri-costruisce la scena dell’opera di Cattelan pian piano, togliendo dagli scatoli gli arredi di quell’ambiente anni Cinquanta, ma in questo caso lo scoiattolo è il fratello del regista e autore, un uomo distrutto, divorato dal lavoro, mobbizzato, di cui si racconta la storia, la condanna ad essere sempre performante, a rinunciare ai suoi sogni per un benessere che poi tradisce, per un lavoro che da diritto diviene concessione del sistema, premio per l’autoannientamento. Lo scoiattolo di Cattelan siamo noi, è il protagonista dello spettacolo che si moltiplica e si confonde con l’io narrante, il fratello/regista che lo vorrebbe aiutare, raccontandone la storia, salvo poi ribellarsi alla decisione della vittima di non rivelare quanto accaduto, facendo saltare lo spettacolo. Nel gioco veritiero della testimonianza s’inserisce la ricostruzione teatrale, verità e finzione coesistono, costituiscono i tasselli di una sorta di matrioska esistenziale che vuole condurre lo spettatore al cuore della faccenda: il tradimento delle proprie passioni e il loro feroce riemergere. 

In Bidibibodibiboo va in scena il fallimento dettato dalla incapacità o la non volontà di opporsi a quello che gli altri vorrebbero da noi e che noi non vogliamo o non possiamo dare, perché non ci appartiene. Ciò che siamo è il tradimento dei nostri sogni. Bidibibodibiboo è un lavoro ben costruito, che porta fino alla malinconica conseguenza di un pianista che improvvisa scale musicale il sogno mai realizzato del protagonista: fare il musicista, realizzando un sogno e una vocazione infantile. 

Tutto è estremamente adamantino, argomentato passo passo, proprio come le scatole che si aprono per comporre la scena dell’opera di Cattelan. È questo il maggior pregio e il maggior difetto di Bidibibodibiboo, la sua serrata narrazione che non lascia spazio, che è conclusa in sé stessa, va dritta fino all’obiettivo: raccontare il trionfo di Narciso nell’epoca dei desideri annichiliti. Francesco Alberici, Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi, Daniele Turconi sono chiari e puntuali come lo è il testo nel suo procedere testimoniale, affidato a un realismo postdrammatico. Alla fine si applaude alla compiutezza del prodotto, ma quanto sono lontani gli interrogativi, le aperture di senso che ci pone Bidibibodibiboo di Maurizio Cattelan. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Venerdì, 19 Luglio 2024 11:55

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