di Alan Bennett
con Gianluca Ferrato
regia Roberto Piana
traduzione Anna Marchesini drammaturgia Tobia Rossi
scene Francesco Fassone costumi Agostino Porchietto
Light designer Renato Barattucci
Una produzione Bistremila
Teatro Alfieri prima nazionale 21 giugno 2024
Festival AstiTeatro 46
Un prete, una messa, una chiesa. Le funzioni religiose sono innervate di aspetti teatrali, nella gestualità convenzionale, nell’iterazione delle parole, nei costumi. Questa chiesa però è un teatro e i fedeli sono gli spettatori. E non si tratta di una messa qualsiasi. Si celebrano le esequie del giovane Clive, massaggiatore dei vip. Un monologo poco monologato, che usa e coinvolge la platea con garbo d’altri tempi materializzando sul palco alcune figure. Soprattutto Padre Geoffrey Jolliffe. Delicato, struggente, mai triste, immerso nell’emozione terrena ma anche, epidermicamente, divina. Prosa ponderosa ma senza che se ne avverta la portata perché irrorata di umorismo. Per uno spettacolo vivido, brioso, da assaporare. Un’interpretazione di pretta efficacia, per una storia umbratile e striata di molteplici argomenti, tutti di grande attualità, nonostante l’arguto autore Bennett l’abbia scritta, e non per il teatro, una ventina di anni fa. Imperversava l’Aids. E’ il fantasma taciuto, la minaccia oscura. L’Aids c’è ancora, anche se meno terrorizzante, ma si è aggiunto lo spettro dei virus misteriosi, ça va sans dire il covid. Minacce che aleggiano ma non atterrano. Prevale, in questa amalgama virtuosa che fa di un soliloquio un’opera corale, con gli spettatori muti imprescindibili tasselli del mosaico, il pensiero d’amore. Padre Geoffrey ha amato Clive. Senza pentimento, con un poco di paura, che però passa. Clive ha amato molti e molte, saviamente, pienamente. Sul palco pulpito il prete invita altri testimoni. Varie voci narrano la storia di un giovane innamorato della vita anche nel suo prenderla alla leggera. La messa è un crogiuolo di bizzarrie perché questi fedeli non hanno mai varcato la soglia di un edificio sacro. Ne scaturiscono immagini spassose, ma padre Geoffrey accoglie, non giudica, non respinge, conduce il rito, omaggia la memoria e lascia libero l’amore. Lascia liberi di amarsi. Maura Sesia