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ONE SHOT SHOW - di Filippo Timi e Lorenzo Chiuchiù

"One shot show", di Filippo Timi e Lorenzo Chiuchiù "One shot show", di Filippo Timi e Lorenzo Chiuchiù

Debutto nazionale
di Filippo Timi e Lorenzo Chiuchiù
con Filippo Timi, Matteo Prosperi, Gianluca Vesce e gli attori della scuola del Teatro Stabile di Torino
che hanno preso parte al laboratorio “Per te farò sanguinare i fiori del paradiso (la maschera del desiderio)”
San Ginesio – Ginesio Fest 2023 Chiostro Sant’Agostino 23 agosto 2023 

www.Sipario.it, 24 agosto 2023

All’inizio del Ginesio Fest, nella conferenza di apertura, Filippo Timi ha dichiarato: “Una scommessa montare uno spettacolo in cinque giorni. Vediamo cosa ne uscirà fuori”. 

Prove blindate, nulla che trapelasse. Per le strade di San Ginesio si vedeva girare Timi concentratissimo, pensoso su quello che stava facendo, come se fosse immerso in un mondo parallelo. 

Le poche, ma sibilline, righe del programma di sala dicevano che One shot show, oltre a rappresentare il compimento di un percorso laboratoriale fatto assieme agli allievi dello Stabile di Torino, era uno spettacolo che rifletteva, fuor di metafora, sul rapporto fra attore e spettatore. In scena uomini e animali. Un uomo insoddisfatto di essere un uomo e di essere un animale. Di fronte a lui, un altro essere umano nelle stesse condizioni.

Lo spettacolo andato in scena, però, è stato molto di più. In sintesi: una battaglia fra il Bene e il Male, Satana e Michele. Il primo lancia una scommessa al secondo: se Dio non esiste, pioveranno coriandoli. Piovono coriandoli, Michele si cava gli occhi, il Paradiso originario è andato perduto e Satana precipita diventando il re dell’Inferno. Questo l’antefatto che dà il via a un testo profondo, dove s’intrecciano questioni fondamentali sulle quali, più che riflettere, occorre percepire. Due su tutte: la complementarietà fra bene e male, la necessità dell’uno e dell’altro; Dio come una scommessa che l’uomo fa con sé, divenendo così suo stesso padrone, suo primo oppositore, suo primo essere disobbediente.

Timi raffigura il Paradiso come un mondo popolato di ragazzi, che cantano e ballano canzoni anni Sessanta e Settanta del Novecento (da Se telefonando a Sapore di sale). Il Paradiso è un palco dove regnano due colori: fucsia e un po’ di rosso; e dove dall’alto scendono teli di plastica che al vento si muovono e da dietro si vedono le ombre degli angeli prima in Cielo e poi precipitati all’Inferno.

Timi è un Satana che indossa una maschera per tutto il tempo, che suona strumenti che emettono note celestiali e che parla con voce profonda, a tratti scura e cavernosa ma mai terrificante. Il suo Satana non è malvagio in modo assoluto, ma consapevolmente funzionale: sa, per dirla in breve, che senza di lui non può esistere il Bene come non può esistere Dio (questo il senso del monologo da Koltès: “Se lei se ne va in giro, a quest’ora e in questo posto, vuol dire che desidera qualcosa che non ha, e questa cosa, io, gliela posso dare”).

One shot show è uno spettacolo in cui Timi chiede al pubblico di essere contemporaneo, di riportare cioè le grandi questioni metafisiche di Bene e Male all’umano che ci riguarda da vicino. Non per giustificarle, ma per comprenderle senza giudicarle in modo affrettato, abbandonando i preconcetti.

Spettacolo la cui drammaturgia procede per accostamenti percettivi e non logici, alla Bowie se si vuole, affinché il pubblico proceda oltre il concetto duale di Paradiso e Inferno.

Per andare dove?

Su questo interrogativo, calano le luci in sala.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Martedì, 29 Agosto 2023 09:07

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