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PRINCESA - regia Fabrizio Coniglio

Vladimir Luxuria in un momento di “Prinçesa” in prima nazionale al 57.o festival di Borgio Verezzi. Foto Luigi Cerati Vladimir Luxuria in un momento di “Prinçesa” in prima nazionale al 57.o festival di Borgio Verezzi. Foto Luigi Cerati

di Fabrizio Coniglio
Regia: Fabrizio Coniglio
Interpreti: Vladimir Luxuria e Fabrizio Coniglio
Scene: Paola Castrignanò
Costumi: Sandra Cardini
Luci: Francesco Barbera
Fotografia: Claudia Pajewsky
Aiuto regia: Valentina Beotti
Produzione: Teatro e Società
Borgio Verezzi, piazza S. Agostino, 26 e 27 luglio 2023

www.Sipario.it, 28 luglio 2023

Ancora una «prima nazionale» al Festival teatrale di Borgio Verezzi, e questa volta uno degli spettacoli più attesi, Princesa, soprannome di Fernanda Faría de Albuquerque, trans brasiliano cantato in Princesa, brano di apertura dell’album, del 1996, «Anime salve» di Fabrizio De Andrè. Fabrizio Coniglio estrae dalle pagine della biografia di Fernanda (Princesa, scritta da lei stessa insieme a Maurizio Iannelli) un autoritratto composto da frammenti di vita e narrato in prima persona dalla protagonista, mentre si trova rinchiusa nel carcere di Rebibbia. Il risultato è uno spettacolo potente e toccante che mescola realismo e teatro civile e lancia più di un messaggio all’indirizzo della platea. In primo luogo il racconto della vita di un ragazzino nato in un paese rurale del Brasile dove, al problema della miseria si aggiunge quella della ricerca di una sessualità che non si riconosce nel proprio corpo. Ma neppure la società è disposta ad accettare, alla luce del sole, chi si sente e vuol essere diverso. Una battaglia che «bisogna ricominciare ogni volta daccapo» dirà Fernanda, quando in carcere la chiameranno col nome maschile di Fernando. E la storia che Princesa ci squaderna davanti è fatta di incomprensioni familiari, abusi, lotte per affermare la propria identità, miseria e prostituzione, ma anche di grandi amori, speranze, uomini cui Princesa, «ha regalato il cuore», per usare le parole di De Andrè, ma questi, da lei, cercavano solo sesso. In tal senso la vita di Fernanda scivola verso un destino che pare ineluttabile: l’emigrazione verso São Paulo e poi verso l’Italia, ogni volta sperando di trovare una vita migliore, ma le speranze andranno deluse, il mondo la inganna, respingendola sempre più ai margini della società: subentrano l’alcolismo, la droga, la sieropositività, fino all’inganno fatale, i soldi risparmiati per tornare in Brasile e mostrare che «alla fine ce l’ha fatta», le verranno sottratti dalla donna cui l’aveva affidati (non avendo permesso di soggiorno, Fernanda non poteva aprire un conto in banca). Questo furto scatenerà la sua reazione: il tentato omicidio che la condurrà in carcere. Qui scatta l’altra  riflessione suggerita dal testo, sulla condizione cui sono costrette molte persone, mercificate, usate come strumenti di lavoro o di piacere, cui però, al tempo stesso, sono negati anche i più elementari diritti. In carcere Fernanda incontrerà un ergastolano, Giovanni (impersonato da Fabrizio Coniglio), con il quale imbastirà una relazione platonica: l’unico uomo che saprà accettarla, comprenderla ed amarla per la persona che è, l’unico che saprà leggere nel cuore di Princesa. Nella realtà dei fatti, affermava il regista nel corso di un’intervista, Fernanda e Giovanni si incontreranno e potranno abbracciarsi una sola volta. Ma Giovanni sarà l’uomo che non le chiederà nulla, ma le presterà la sua attenzione, quella disposizione all’ascolto di cui nella nostra società, afferma Coniglio, si avverte, in misura grandissima, l’assenza. Una volta uscita dal carcere l’assenza di Giovanni e la sua fragilità mineranno nuovamente il percorso di vita di Fernanda che verrà trovata morta suicida, a Jesi, poco prima di compiere 37 anni. 

Sul palco la scena rappresenta la cella del carcere, in alcune occasioni Vladimir Luxuria, scende in platea e interagisce col pubblico. L’attrice, attivista del movimento LGBTQ+, ha dato voce e corpo a un personaggio complesso in un monologo serrato e coinvolgente, conducendo gli spettatori in un’altalena di emozioni e di riflessioni sull’identità, sulla ricerca di noi stessi, ma anche sulla lotta per i diritti umani. L’attrice, da me intervistata al termine dello spettacolo, ha sottolineato come abbia sentito l’urgenza di proporre questo testo perché, sebbene a differenza di Princesa, lei abbia vissuto il proprio percorso in un contesto assai meno difficile, si è immedesimata nel personaggio e lo scopo di questo spettacolo è che nessuno debba più subire ciò che ha patito Fernanda. Nel corso dello spettacolo, in più di un’occasione, ci sono stati applausi a scena aperta e, al termine, un prolungato applauso ne ha sottolineato il gradimento.

Mauro Canova

Ultima modifica il Venerdì, 28 Luglio 2023 23:22

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