Scritta, diretta e interpretata da Paolo Mazzarelli
Con Paolo Mazzarelli
Scene Paola Castrignanò
Sound design e musiche originali Luca Canciello
Disegno luci Luigi Biondi
Immagine locandina GIPI
Produzione Theatron Produzioni
Con il supporto di Centro Teatrale Umbro | Angelo Mai
Roma – Teatro Basilica Dal 17 al 20 marzo 2022
Pippo Soffiavento è una creatura che ha paura. Un attore che si sente assediato, braccato. Teme che qualcosa di drammatico stia per abbattersi su di lui uomo e artista. È sotto analisi, e allo psicanalista confida tutto, apre il suo animo. Lo psicologo gli suggerisce, saggiamente, di attraversarla la paura, piuttosto che scacciarla o ignorarla, altrimenti metterà radici e non andrà più via. Pippo ne è consapevole, sa benissimo che temere qualcosa equivale a far sì che accada. Ma non può farci nulla.
Allora non gli resta che una possibilità: aprirsi con il pubblico. D’altronde ha più di venti anni di esperienza, sa come rivolgersi agli spettatori, come raccontare loro una storia e farsi capire. E quindi eccolo entrare in scena, Pippo Soffiavento, e raccontare di sé, dello spettacolo che aveva in mente di allestire nel 2020 – all’alba della pandemia prima che i teatri chiudessero e con essi tutta l’Italia. Un’edizione di Macbeth, col protagonista sulla poltroncina dell’analista, disposto a confidare le sue fragilità, i suoi difetti, le sue paranoiche visioni. E stranamente, man mano che il racconto procede, accade qualcosa che ricorda la celebre definizione di Flaubert, “Emma c’est moi”: Pippo finisce per somigliare a Macbeth, al personaggio che intendeva interpretare. Al punto che, quando nella seconda parte sono le parole di Shakespeare a prevalere e non più quelle del nostro protagonista, i due personaggi finiscono per somigliarsi. Non si confonderanno mai del tutto. Ma di sicuro ciò che dice, sente, pensa, esprime, percepisce del mondo attorno a sé Macbeth, è precisamente quello che dice, sente, pensa, esprime, percepisce Pippo Soffiavento.
E così sino alla conclusione, quando il nodo del dubbio invece di sciogliersi rimane insoluto. E il pubblico si chiede: ma chi ci si trova davanti: Pippo o Macbeth? Conta poco la risposta. Perché – e questo è il messaggio che ci è piaciuto d’interpretare dalla pièce di Paolo Mazzarelli – l’arte, il teatro in particolare, esprimono al meglio ciò su cui difficilmente si tenta di discorrere.
In una scrittura concentrica che procede a spirale senza mai chiudersi in un disegno definitivo e incontrovertibile, Mazzarelli non si ferma a descrivere il dubbio di un artista rispetto all’incertezza che il mondo gli offre. Egli procede oltre: con Soffiavento cerca d’individuare nell’arte stessa una possibilità di risoluzione, forse la migliore, di questo sentimento di vuoto, di perdita di orizzonte, di assurdo, di incomunicabilità.
Da qui l’ironia sottile, mai goliardica, con la quale Mazzarelli intesse la recitazione. Egli non si diverte a dipingere Pippo nelle sue fragilità e nelle sue ansie. Ma non lo compiace. Lo rappresenta, quasi prendendo atto di uno status quo. E in questo restar freddo e distante, il nostro attore – bravissimo, meticoloso, dalla voce profonda ed un’espressività mimica e corporea misurata e attentamente condotta – dà di sé una prova di recitazione piena di rigore, essenziale e classica nello stile.
Pierluigi Pietricola