di Rossella Rapisarda e Fabrizio Visconti
da Cechov
Regia: Fabrizio Visconti
Scene e costumi: Maria Chiara Vitali
Interpreti: Rossella Rapisarda
Eccentrici Dadarò
Milano, Teatro dei Filodrammatici 2009
Raramente il teatro riesce ad attingere a quella leggerezza, invocata da Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, che dovrebbe essere l’obiettivo primario di drammaturghi e registi. È questo il caso di Un soggetto per un breve racconto, esplorazione apparentemente svagata, ma acuta e coinvolgente, di uno dei testi topici del teatro moderno. Col pretesto dell’esibizione di un’attrice imbranata, il lavoro si sviluppa come una sorta di lezione spettacolo, non solo sul Gabbiano di Cechov, ma sull’amore per il teatro, sulle scelte, a volte dolorose, cui quell’amore può indurre.
Rossella Rapisarda, un’attrice che opera con passione e professionalità nel teatro ragazzi, presta qui a Nina la sua voce ad un tempo calda ed asprigna, il suo corpo minuto ma ben disegnato (“Con una voce come la tua, con un corpicino come il tuo, è destino che tu faccia teatro”, dice l’Arkadina, attrice ormai matura ed affermata alla giovane, timida principiante). Si innesca così un godibile, trasparente gioco di rimandi fra l’interprete e il personaggio, tratteggiato in punta di penna, soffuso di un’ironia lieve; come quando Rossella enumera le somiglianze fra lei (che è di Lecco) e Nina, anch’essa nata su un lago: le mani e i piedi piccoli, il sorriso e gli occhi grandi, e grandino anche il petto – aggiunge, con tenera, maliziosa fierezza.
Recuperando, e appena un po’ travestendo il testo originale, Rossella intreccia senza forzature le vicende sentimentali di Nina con le sue proprie, con divagazioni sull’amore, ma anche – utilizzando frammenti dell’epistolario di Cechov – sul rapporto che lo scrittore aveva col teatro e con la vita.
La relazione complice che si instaura col pubblico richiama un altro testo cechoviano, Il tabacco fa male. Ma mentre là è un povero diavolo, tiranneggiato da una moglie autoritaria, a cercare solidarietà, qui Rossella la realizza senza strizzate d’occhio, col suo porgere naturalmente accattivante, con l’eleganza delle invenzioni coreutiche, come il volo del gabbiano, o l’infantile gioco con boa di piume e cappelli, cavati da un baule come dal cilindro di un prestigiatore.
Claudio Facchinelli