ideazione e regia Riccardo Pippa
di e con Claudia Caldarano, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti,
Sandro Pivotti, Matteo Vitanza
scene, maschere e costumi Ilaria Ariemme
disegno luci Giuliano Bottacin
cura del suono Luca De Marinis
organizzazione Camilla Galloni, Monica Giacchetto
spettacolo vincitore all'unanimità del Premio alla produzione Scintille 2015
Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro 2015, indetto dall'Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine: spettacolo vincitore del Premio Speciale, Premio Giuria Allievi Nico Pepe e Premio del Pubblico
con il sostegno di Centro Teatrale MaMiMò– Armunia – Centro Artistico Il Grattacielo – Mo-wan teatro
coproduzione Teatro dei Gordi e TIEFFE Teatro Milano
Teatro Tieffe Menotti, 28-29 gennaio 2016
Vincitore del Premio alla produzione Scintille 2015, omaggio alla poesia di Wislawa Szymborska da cui eredita il titolo, Sulla morte, senza esagerare della compagnia Teatro dei Gordi – ideato e diretto da Riccardo Pippa – restituisce un'atmosfera poetica e ricca di significato attraverso l'uso di maschere mute. Un teatro senza parole che porta in scena con intelligenza e delicatezza lo spazio che separa l'al di là dall'al di qua, quell'attimo in cui vita e morte si mescolano prima di tornare indietro o avviarsi verso l'inevitabile. Si sorride dolcemente e si ride fragorosamente durante il succedersi di sequenze in grado di sdrammatizzare senza cadere nel ridicolo o nell'eccesso, regalando anche momenti più raccolti e commoventi.
Protagonista è una morte "umana" (con tanto di cardigan sgualcito) che, abbandonati i panni della spietata mietitrice, incontra qualche difficoltà a svolgere il proprio compito. Pur mantenendo la portata significativa della propria natura, finisce per perdere il suo alone spaventoso e suscitare simpatia e comprensione. Un po' svogliata, attende seduta su una panchina, sotto un lampione, con una piantina grassa come compagna. Pochi elementi in grado di restituire la giusta atmosfera del limbo. In questo luogo di passaggio, la morte aspetta che le anime si arrendano da sé e le accompagna attraverso la soglia, senza mai forzare la mano. Figure che ben rappresentano un campione d'umanità, nonché i tanti volti della morte stessa: un suicida recidivo, un giovane vittima di un incidente stradale, due anziani coniugi, una prostituta allo sbando, un soldato, una donna incinta che rischia di perdere il figlio. E quand'è tempo, la maschera cala dal viso a indicare la fine della propria recita terrena e l'abbondono della corporeità verso un'altra dimensione sconosciuta. Ma essere l'antagonista della vita non è compito facile e i tentativi maldestri verranno puniti con un rimpiazzo, smentendo ancora una volta la presunta onnipotenza che gli uomini le attribuiscono.
La messinscena si avvale di idee sceniche mai scontate e sempre misurate, coordinate fin nei minimi dettagli e ben servite dagli inserti sonori e illuminotecnici. Si respira un buon ritmo, in grado di trasformare in linguaggio i movimenti del corpo, precisi e ben calibrati, frutto senz'altro di un lungo lavoro sulla fisicità da parte di tutti gli attori (Claudia Caldarano, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza). Una comunicazione muta che passa anche attraverso le splendide maschere di Ilaria Ariemme, in grado di restituire – grazie a un sapiente uso caricaturale – la prerogativa espressiva di ciascuno dei "tipi" proposti.
Uno spettacolo singolare e ben costruito, dunque, che lascia nello spettatore una piacevole sensazione di bellezza, tra profondità e leggerezza.
Serena Lietti