Regia e drammaturgia di Andrea Lucchetta
Con Anna Bisciari, Giancarlo Cosentino e Franca Penone
Scene di Dario Gessati
Costumi di Graziella Pepe
Light designer Gianni Staropoli
Video designer Igor Renzetti
Sound designer Luca Gaudenzi
Cura del movimento Marco Angelilli
Direttore di scena Javier Delle Monache
Aiuto regia e drammaturgia Federico Fiocchetti
Sarta di scena Valeria Forconi
Foto di scena Manuela Giusto
Roma – Teatro Studio Eleonora Duse 1-3 dicembre 2023
Drammaturgicamente, Andrea Lucchetta mi ha sempre ricordato Georges Perec: una forte e decisa struttura entro e attraverso la quale far sviluppare la storia. Pochi elementi, ma chiari e precisi. Caratteristiche già evidenti nel suo precedente spettacolo, Shame culture (che debutterà, dopo essere stato al Festival di Spoleto nel 2022, all’Elfo Puccini a metà dicembre), e che emergono ancor di più nel suo Il tempo di stare insieme. Quale la caratteristica principale di questo lavoro? Facendo luce su un dettaglio, raccontare il passato e il presente di una coppia ormai anziana – lui ottant’anni compiuti, lei più di settanta – che vive una quotidianità fatta di routine, silenzi, incomprensioni reciproche. La moglie è sempre seduta sul divano a guardare la tv. Il marito è costantemente col giornale in mano a leggerlo. Ogni tanto si punzecchiano l’un l’altro. E questa è la sola forma di dialogo di cui sono ormai capaci. Quando lui le chiede di andargli a prendere un bicchiere d’acqua, lei cade a terra restando per qualche minuto priva di sensi. Rinviene senza ricordare chi è, dove si trova. Non rammenta nulla del suo passato. Sarà il marito a ricordarglielo. E qui, il cambiamento: perché da donna acida e malata qual era – o pareva essere –, eccola trasformarsi e diventare più umana. Non mette in discussione ciò che le viene raccontato dal marito – di essere sposati da anni e di avere una figlia che vuole rinchiuderla in una casa di riposo per il suo (della mamma) bene –, ma nei suoi confronti inizia a dimostrarsi più amorevole. Dopo anni trascorsi a non consumare nemmeno un pasto insieme, ecco che lei desidera mangiare con il suo compagno di vita. Grazie all’incidente e alla perdita di memoria tutto cambia: tutto torna nuovamente ad essere vivo. Al punto che anche il marito prova piacere nello stare con sua moglie e nel condividere la sua – di lei – decisione di non voler andare in un ospizio. I due coniugi anziani vogliono restare insieme, prendendosi così cura l’uno dell’altra. Ma la figlia, severa e inflessibile, non sente ragioni: parlerà alla mamma convincendola che la casa di riposo dove la porterà l’indomani è la migliore soluzione per tutti. La notte prima di separarsi, lui confessa alla moglie di avere un timore: di non averla amata abbastanza. Poi morirà. Lei lo seguirà sessantasette giorni dopo. Una pièce essenziale, misurata, mai severa pur denunciando, in modo emblematico, una situazione oggi diffusa: l’abbandono, l’incomprensione per gli anziani. Giancarlo Cosentino e Franca Penone, i coniugi, hanno dato vita a un’interpretazione dolcissima: si sono mostrati vulnerabili e ricchi di sincerità, sia nel bene che nel male. Una recitazione spogliata di inutile enfasi. Bravissima Anna Bisciari nel dar vita a una figlia mascherata da donna impietosa ma senza avere chiare le ragioni del perché di tale atteggiamento. Uno spettacolo davvero notevole, rapido, intenso, misurato senza mai essere retorico. Una perla di regia e di scrittura drammaturgica. Pierluigi Pietricola