di Antonio Latella e Federico Bellini
con Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti
costumi Simona D’Amico
musiche e suono Franco Visioli
movimenti Francesco Manetti, Isacco Venturini
Produzione Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Stabilemobile
Teatro Astra, Torino, venerdì 12 gennaio 2024
Saranno anche wonder le quattro women cui Antonio Latella e Federico Bellini affidano il loro Wonder woman, ma l’impressione è che le applaudite interpreti siano tessere di un mosaico monocolore, contenitore teatrale di tante, troppe, parole: seconda tappa di un’ampia proposta che Latella e Bellini hanno immaginato intorno alla figura dei supereroi, il progetto si ispira ad una triste pagina di vita reale con protagonista una ragazza peruviana violentata di notte in un parco pubblico di Ancona. Nell’attesa del ribaltamento avvenuto in Appello, a far notizia fu l’assoluzione dei due imputati decretata dal collegio giudicante, nel caso di specie composto da quattro donne, decise nel non ritenere credibile la ricostruzione dello stupro da parte della vittima, peraltro considerata poco “attraente e femminile” per poter immaginare una violenza sessuale. Fino a qui la deplorevole cronaca che, in apertura di spettacolo, è oggetto di una lunga ricostruzione a più voci dove, ora l’una ora l’altra, le attrici riferiscono addentrandosi prima nei concitati avvenimenti, poi nel non memo tortuoso percorso intrapreso dalla vittima in fase di denuncia tra poliziotti distratti ed un collettivo, quanto disarmante, senso di leggerezza e menefreghismo: e in tutto questo, ci si potrebbe chiedere, come rientra la presenza dell’eroina dei fumetti creata dallo psicologo William Moulton Marston? Domanda lecita che ha accompagnato gli ottanta minuti filati di un flusso di coscienza ininterrotto, succedersi di parole che invade una platea a tratti travolta dall’eccessiva verbosità: tra le righe risulta poi chiaro che “il supereroismo” del titolo sia proprio da ricercare nella figura delle interpreti, viva incarnazione di una pulsione, quella sì eroica, tesa alla ricerca della verità da attuarsi attraverso le parole di una donna ferita, ma non per questo decisa a rinunciare alla propria dignità. Sono loro, il coro di women, a cercare di render wonder il racconto: loro alla stregua di incarnazioni di quella comunità di Amazzoni, di cui negli ultimi minuti assumono aspetto e fogge, per impegnarsi in una danza che le vede prima liberarsi delle immancabili scarpette rosse, da ultimo disegnare nello spazio animate coreografie. Quel che resta alla fine è un senso di vuoto a fatica colmato dalle applaudite prove di Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara e Beatrice Verzotti cui va riconosciuto il merito di una performance generosa e fisicamente provante: ma forse anche a teatro si deve avere il coraggio di evidenziare come talvolta il difetto possa stare a monte, e non a valle, nella scelta di intraprendere un percorso il cui approdo finale lascia in eredità allo spettatore un semplice e disarmante interrogativo, “perché?” Roberto Canavesi