ideazione Siro Guglielmi
con Siro Guglielmi, Tobia Dal Cengio
sound design Butch
luci Leonardo Benetollo
costumi Gabriel
consulenza alla drammaturgia Silvia Gribaudi
conversazioni Michela Negro, Simone Baldo
produzione Zebra
Festival Danza in Rete 2024
Vicenza, teatro Spazio Bixio, 4 maggio 2024
PRIMA NAZIONALE E COPRODUZIONE
In questa performance di Siro Guglielmi, da lui interpretata accanto al giovanissimo Tobia Dal Cengio, l’excursus dell’amore nelle sue innumerevoli forme si esprime e viene visto e scandagliato, si può proprio dire, da diverse angolazioni. Un amore che non può e non deve conoscere nessun tipo di confine, espresso nel suo più allargato e sentito clamore. L’amore è spazio e tempo, comporta uno stato d’animo di appagamento ma ancor più di un costante impegno, significa deliziare, soffrire, e in questa danza la coreografia di Guglielmi si apre a ventaglio, diventa una e mille possibilità, in un confronto a più generazioni, espresso a due simbolicamente ma rivolto a un numero moltiplicato. Una prima nazionale, coproduzione di Danza in rete, quella vista allo Spazio Bixio di Vicenza, nell’ultima serata della rassegna di danza contemporanea che a Vicenza è ormai, a pieni titoli, una consacrazione. Siro Guglielmi è uno dei vanti, dei talenti, e propone questo excursus coinvolgendo al massimo i corpi, nell’impeto e nell’esercizio ragionato del sentimento più nobile, in un dialogo a due dove amare significa aumentare la propria coscienza e conoscenza, sfamarsi, pescando nel passato e rivolto al futuro. L’amore è qualcosa di indefinibile perciò va elaborato di continuo, è scoprire, essere, invitare gli altri a non risparmiarsi. Il pas de deux dei due ballerini va in queste direzioni naturalmente, attraverso una performance che seduce mostrando i diversi piani sentimentali. Guglielmi è un coreografo che sa il fatto suo, concentra su se stesso e sul suo giovane compagno di scena sentimento puro, slanciato, senza mezzi termini, un caleidoscopico ed esemplare momento di danza continuo che si autocorrobora. Gli sguardi complici, le movenze tecniche e sinuose dei corpi fendono sentimenti, li attraversano e li prendono, li mostrano allo spettatore ad esempio. Hyperlove sa essere discreto e puro, esercizio duttile, vario, di ottima tecnica. E’ un racconto che narra dell’evoluzione dell’amore, del suo continuo rinnovarsi dove torna anche in questo caso il silenzio, tema presente a fianco della musica che esalta il linguaggio dei corpi. Un amore che aumenta, cresce e matura, come esempio a seguire, emulare in un gioco perpetuo di ombre e slanci. Il coreografo dimostra certezze, sicurezze che smuovono, ove ci siano ristagni ammuffiti, i sentimenti, li scuotono, li pervadono. Non si ammettono tentennamenti in questo amore plurimo, non ci sono e non ci vogliono essere. Il velato sottofondo dei misteri, delle fobie, è in qualche misura sconfitto. Al balletto si aggiunge un momento ilare di dichiarazioni rispettive, tra Guglielmi e De Cengio, un pre-finale inaspettato. E si aggiunge nel finale vero un estenuante, deciso ballo, performance nella performance, lanciata, proposta come ballo giocoso, infinito accanto alle sfrecciate nei rollerblade, i girotondi, appunto, dell’amore. Uno spettacolo scherzoso al quale auguro una vita, lunga. Francesco Bettin