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GRAVIDANSIA - TOVAGLIA A QUADRI - regia Andrea Merendelli

"Tovaglia a quadri – Gravidansia", regia Andrea Merendelli "Tovaglia a quadri – Gravidansia", regia Andrea Merendelli

una storia di Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini
regia di Andrea Merendelli
con Katia Talozzi, Stefania Bolletti, Giovanna Guariniello, Elisa Cenni, Miranda Neri, Alessia De Santi,
Andrea Finzi, Fabrizio Mariotti, Sergio Fiorini, Michele Guidi, Samuele Boncompagni, Rossano Ghignoni,
Gino Quieti, Pierluigi Domini, Toure Dian Foula, Giulio Detti
con la partecipazione della Compagnia dei Ricomposti
oggetti di scena e costumi di Svletana Mikova
appunti musicali ricomposti da Mario Guiducci
Assistente tecnica Stefan Scheiweitzer
direzione organizzativa Massimiliano Bruni, cantiere Marco Tanzi
al castello di Sorci, Anghiari, 15 agosto 2023, prima nazionale

www.Sipario.it, 25 agosto 2023

Le luci tenui del tramonto e da lontano filari di lampadine, due lunghe tavolate nel cortile del castello fanno entrare subito in atmosfera, raccontano di un mondo sospeso nel tempo, profumano di nostalgia. Sarà, ma subito ci si ben predispone, e non è una cosa da poco. Il castello di Sorci – alle porte di Anghiari - diventa una Rsa, il pubblico gioca il ruolo di parenti dei ricoverati e vive i problemi di una piccola comunità alle prese con i disservizi dell’Asl toscana, un tempo fiore all’occhiello della sanità, e con la mancanza di nuovi nati che desertifica la Valtiberina. È questo il tema trattato da Gravidansia, spettacolo della 28ª edizione di Tovaglia a quadri, «cena toscana con una storia da raccontare in quattro portate», con drammaturgia originale di Paolo Pennacchini e di Andrea Merendelli, che ne cura anche la regia, una storia agita e interpretata dagli abitanti della Valtiberina, insieme ad attori professionisti. «Nel corso del tempo alcuni vecchi attori di Anghiari sono scomparsi – racconta la barista che gestisce il locale di fronte al Comune -. È stato giocoforza sostituirli con nuove leve, anche con attori professionisti. Ma lo spirito rimane quello di sempre, almeno per noi che viviamo Tovaglia a quadri dall’interno». 

Un po’ come accade per il Teatro povero di Monticchiello, Tovaglia a quadri dimostra come il teatro sappia essere spazio e tempo del desiderio di mantenere viva l’identità della comunità, proponendo questo senso di appartenenza come un’àncora di salvezza al nostro presente fluido e inquieto. Storia locale e le memorie della comunità di Anghiari si intrecciano con temi di attualità, il tutto giocato in un racconto impreziosito dal piacere della tavola e dei piatti toscani: crostini rossi e neri, bringoli al sugo finto, stracotto di chianina al Chianti e per chiudere torcolo e cantucci. 

Fra una portata e l’altra e sentendoci tutti un po’ ospiti di quella Rsa Sorci e non solo convitati e parenti dei ricoverati, si assiste a una storia che sa mettere insieme passato, presente e inquietudini per un futuro che si preannuncia quanto mai problematico. In gioco c’è il futuro della Rsa che si vede negata la certificazione regionale, in gioco c’è la vita professionale del medico che coordina la residenza che da ginecologo si trova a baliare gli anziani. In gioco c’è il futuro della comunità per l’assenza di nuovi nati, mentre l’ex ostetrica vive dei ricordi di quando i bimbi nascevano nelle stalle e la coppia di trentenni ossessionati dalla forma fisica non hanno tempo per far figli, mentre due giovani adolescenti si bisticciano, fra chat e incertezza di un futuro che li pone con le spalle al muro. Gravidansia sa calibrare con i toni giusti temi di attualità, riferimenti a figure mitiche di medici condotti della zona di Anghiari, aneddoti locali in un mix che coinvolge, diverte e fa star bene, anche grazie a una cena che intervalla i diversi momenti dello spettacolo.

Qualcosa accade e quello che potrebbe apparire una captatio benevolentiae gastronomica diventa un veicolo multisensoriale che fa entrare per una sera gli spettatori nel microcosmo di una comunità, fa ritrovare il piacere di stare insieme con commensali che non si conoscono, restituisce nei volti e nella recitazione degli attori un’autenticità e una verità che conquistano, immancabilmente condite da quell’irriverenza toscana che con la scusa di farti sorridere ti butta in faccia le verità più crude. Ed è questo gusto sospeso fra amatoriale e verità che fa di Tovaglia a quadri un’esperienza da vivere e condividere, un modus per far capire come lo stare insieme a tavola, come l’ascoltar storie e il sentirsi parte di esse siano parte del nostro essere uomini, siano la bellezza di quel vivere in comunità che non esclude litigi e screzi, ma che ci fa sentire tutti un po’ meno soli. Per questo alla fine l’applauso ad attori e cuochi, registi e maestranze è un tutt’uno, ma è soprattutto un grazie per l’autenticità e la favola bella in una calda serata di metà agosto alle porte di Anghiari. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Lunedì, 11 Settembre 2023 11:57

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