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L'INCOGNITA - ideato e costruito da Piermario Vescovo e Antonella Zaggia

“L’incognita",  ideato e costruito da Piermario Vescovo e Antonella Zaggia. Foto ENNEVI “L’incognita",  ideato e costruito da Piermario Vescovo e Antonella Zaggia. Foto ENNEVI

di Carlo Goldoni
uno spettacolo ideato e costruito da Piermario Vescovo e Antonella Zaggia
con Manuela Muffatto, Federica Mulas, Bianca Padoin, Marika Tesser, Antonella Zaggia, Francesca Zava
sartoria Caterina Volpato
luci Nicola Fasoli
produzione Fondazione Atlantide - Teatro Stabile Verona - Centro Teatrale Da Ponte
Trieste, Politeama Rossetti, 15 ottobre 2024        

www.Sipario.it, 18 ottobre 2024

Una commistione singolare tra teatro di figura e di prosa per rappresentare un esperimento drammaturgico goldoniano poco noto. “L’incognita”, appunto, è una commedia quasi sconosciuta dell’avvocato veneziano, scritta alla metà del Settecento quando il pubblico era affascinato dalla moda del romanzo, in particolare dalla produzione dell’abate Pietro Chiari che rimaneggiava a puntate i capolavori di Fielding e Marivaux. Scritta nella stagione delle “sedici commedie nuove” per l’impresario Medebach, racchiude in sé gli stereotipi di una storia rocambolesca, ricca di accadimenti inverosimili e concentrata in una sola giornata, dall’alba al tramonto. Una narrazione insomma ricca di menzogne, falsa che ben si adatta al mondo dei burattini, in cui l’azione si sviluppa lungo “un ideale piano-sequenza continuato”, con ambientazioni che mutevolmente si inseriscono l’una nell’altra così come fanno le attrici nei personaggi. A manovrare i fantocci in abiti settecenteschi e a regalare loro voce e sentimenti sono infatti solo poche donne. Un cast femminile di grande versatilità, che si rivela molto dinamico ma anche fisico nel caleidoscopio di interpretazioni cui è chiamato: dalla fanciulla “incognita” Rosaura al bravaccio Lelio che la rapisce, dall’innamorato Ridolfo alle maschere veneziane di Pantalone, Brighella e Arlecchino… e tanti altri ancora. Sono presenze rutilanti sulla scena nera (immaginata ad Aversa, nel Regno di Napoli), figure che affrontano vorticose “una moltitudine di accidenti… inaspettati e strani, e talor sorprendenti”, una favola “di tanti fatti ripiena, che potrebbe servir di sommario per un romanzetto di quattro tomi almeno” (come è affermato ne “L’autore a chi legge”). Le attrici ostentano un lavoro di grande artigianalità, cucendo ad ogni carattere precisi tratti psicologici ed espressivi in uno scambio continuo tra pupazzo ed essere umano, finzione e realtà.

Lo spettacolo ideato e costruito da Piermario Vescovo e Antonella Zaggia riesce a coinvolgere il pubblico nel “procedimento romanzesco” goldoniano. Con pochi elementi scenici e tanti effetti di semplice illusione risucchia gli spettatori nel gorgo immaginifico della trama complicata per riscuotere, nel finale, apprezzamenti e applausi.

Elena Pousché

Ultima modifica il Lunedì, 21 Ottobre 2024 10:22

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