di Arthur Miller
traduzione Masolino D’Amico
regia di Massimo Popolizio
con Massimo Popolizio e Valentina Sperlì, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli,
Gaja Masciale, Felice Montervino, Gabriele Brunelli, Adriano Exacoustos
scene di Marco Rossi, costumi di Gianluca Sbicca, luci Gianni di Pollini, suono di Alessandro Saviozzi
produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
al teatro Municipale, Piacenza, 1 novembre 2023
La sagoma di un ponte è sullo sfondo, qualche mobile per la casa di Eddie Carbone (Massimo Popolizio) e lo spazio scenico che le luci di Gianni Pollini definiscono come fotogrammi di un film. Tutto è già accaduto all’alzarsi del sipario: Eddi Carbone è già morto, vittima della sua stessa passione per la giovane nipote Catherine (Gaja Masciale), ucciso da Marco (Raffaele Esposito). La vicenda è quella dell’italiano Eddie Carbone che vive a New York con la moglie Beatrice (Valentina Sperlì) e la nipote Catherine, dalla quale è ossessionato. L’arrivo in casa di Marco e Rodolfo (Lorenzo Grilli), parenti della moglie e clandestini negli Stati Uniti, scatena la gelosia. La storia è narrata dall’avvocato Alfieri che ripercorre e commenta il crescendo tragico, come accade nel coro della tragedia greca, in un dialogo col pubblico diretto e franco. Il testo di Arthur Miller porta in scena la forza della passione che acceca e distrugge. In un crescendo di violenza e cecità passionale, Uno sguardo dal ponte è un racconto che vive, se rispettato nella sua essenzialità narrativa. Questo fa la regia di Massimo Popolizio che si mette al servizio del testo con la fascinazione del cinema e l’essenzialità di una direzione che sa essere equilibrata, colora di realismo l’azione – nell’accento siciliano – ma al tempo stesso affida alla pulizia della scena di Marco Rossi e ai costumi di Gianluca Sbicca un’eleganza che ben predispone. Popolizio regista fa bene anche al Popolizio attore che in questo lavoro trova un suo stile sobrio e non compiaciuto, che rinuncia a fare il mattatore per quanto la forza di Eddi lo possa invitare a nozze, il tutto accade a favore di un’azione che è davvero corale e condivisa con tutti i membri della compagnia. Uno sguardo dal ponte di Miller/Popolizio si può tranquillamente rubricare sotto la categoria di un teatro di rappresentazione dalla solida grammatica scenica e attoriale che presenta con piana intelligenza la vicenda e il testo senza nulla aggiungere e agendo a favore della chiarezza e godibilità dell’allestimento. Non si fa fatica a seguire la storia di Eddi, Popolizio mostra la capacità di svecchiare il testo di Miller e di proporlo nella sua essenzialità. In questo senso anche le prove attoriali sono misurate e si sostengono l’un l’altra nel nome di una fruibilità e funzionalità che sono premiate, alla fine, dal caloroso appaluso del pubblico. Uno sguardo dal ponte è dunque un esempio di quel teatro di rappresentazione che funziona, ma è anche il segno di una maturità registica che fa di Popolizio un attore al servizio del testo e della messinscena, un bell’esempio di come regista e protagonista possano andare d’accordo. Nicola Arrigoni